📖[PDF] STARGIRL - Rock n love by Jenny McLachlan | Perlego (2024)

Tempo dopo…

Accidenti! Le lezioni sono iniziate sette minuti fa e io sono ancora qui a giocare con i Lego. Mi infilo in bocca una manciata di Frosties, ingollo un sorso di latte tiepido e abbandono a malincuore i miei regali di compleanno. A scuola dovrò andarci di corsa! Almeno così potrò provare le Puma nuove di zecca, quelle con la riga color oro.

Schizzo lungo la strada e taglio per il giardino della casa di riposo, lanciando ogni tanto un’occhiata alle mie scarpe così elegantemente rétro.

«Via dall’erba!» grida un’anziana signora dalla finestra della sua cucina. Sorrido e la saluto con la mano, poi attraverso di corsa il parcheggio, passando in mezzo a un gruppo di gabbiani che si alzano in volo gracchiando.

Mi arrampico sul muretto del Dipartimento di arte, riesco a rimanere in equilibrio per circa un secondo, poi cado rovinosamente dall’altra parte. Rotolo per terra per attutire la caduta e rimango distesa, cercando di riprendere fiato e pentendomi di aver bevuto il latte tiepido.

«Betty Plum! Come ti giustifichi?»

Oh accidenti! Conosco questa voce!

«Buon giorno, professoressa Pollard» saluto in tono affabile mentre balzo in piedi. La preside prende un lungo respiro e stringe con forza la cartellina che ha in mano. L’ho fatta arrabbiare come al solito, ma non so perché cerca di trattenersi. In quel momento mi accorgo che non è sola. Alle sue spalle, con la schiena appoggiata alla siepe e lo sguardo rivolto al cielo, c’è un ragazzo.

Almeno credo che sia un ragazzo. È troppo bello per essere vero. Sembra un attore capitato per caso nel cortile della scuola. Il cuore mi batte all’impazzata e arrossisco. Io non arrossisco mai, e l’unica volta che ho sentito il cuore battere così forte è stato quando ho preso la scossa con il tostapane.

Lo guardo meglio: ha la carnagione chiara, una bocca favolosa e i capelli neri e ribelli. “Un vampiro” penso. “No, Betty. Stupida! I vampiri non esistono!” È solo incredibilmente fico. Il cuore sembra saltarmi fuori dal petto. Cosa mi succede?

Il ragazzo sbadiglia e io rimango ipnotizzata dalle sue lunghissime ciglia. Wow! Sono eccezionali! Mi sento svenire. All’improvviso capisco.

È appena accaduto un evento straordinario: mi piace! Per la prima volta nella vita mi piace qualcuno per davvero. A differenza della mia amica Kat, io non vado in giro per la scuola con la lingua penzoloni, sbavando dietro ai maschi e attribuendo loro voti da uno a dieci. Almeno finora.

Perché il ragazzo sconosciuto è decisamente da dieci.

«Sto aspettando» dice la Pollard, picchiettando la penna sulla cartellina.

Non riesco a parlare. Mi sono appena innamorata! E la mia bocca si rifiuta di obbedire. Come è possibile che la Pollard non si renda conto della tensione che elettrizza l’aria? Non percepisce niente di strano?

Finalmente ritrovo la voce. «Scusi, professoressa. Mentre venivo a scuola ho incontrato un signore anziano che camminava per strada in pigiama, così l’ho riaccompagnato alla casa di riposo.» La preside non sembra molto colpita, così aggiungo: «Era anche scalzo!».

«Mmm» fa lei, inarcando le sopracciglia.

«È la verità!» Sono indignata, perché in effetti tutto questo è successo davvero… parecchie settimane fa. «Mi ha regalato questo per ringraziarmi.» Mi tolgo il berretto che ho in testa e glielo caccio sotto il naso.

«Mmm» fa di nuovo la preside, scrivendo qualcosa sulla cartellina. «Forse hai notato che abbiamo un ospite, Betty.» Lentamente, molto lentamente, il ragazzo abbassa lo sguardo su di me. «Si chiama Tobias Gray e verrà nella tua classe.»

«Toby» dice lui con una voce che mi fa il solletico allo stomaco.

«Cos’hai detto?» chiede la Pollard.

«Mi chiamo Toby.»

«Come vuoi. Dai il benvenuto a Tobias e vieni nel mio ufficio all’ora di pranzo per parlare di…» agita la mano in aria indicando il mio smalto viola, i braccialetti, le scarpe da ginnastica e il berretto, «tutto questo.»

«Ma, professoressa, è il mio compleanno!» La notizia non sembra toccarla, e lei gira sui tacchi e se ne va.

Toby si allontana dalla siepe e mi guarda. Sono pietrificata. Ha gli occhi di un azzurro pallido, simili a quelli di un gatto, più felini di quelli di Smokey (che è davvero un gatto). Fa un mezzo sorriso e sento che all’istante mi viene la pelle d’oca. Poi, in un lampo, mi fa l’occhiolino e se ne va seguendo la Pollard.

Nessuno mi aveva mai fatto l’occhiolino finora, o meglio, nessun ragazzo. Lo guardo mentre si allontana. I suoi pantaloni non sono quelli dell’uniforme della scuola, sono troppo stretti. E si è arrotolato le maniche del cardigan, una cosa che fa andare la Pollard su tutte le furie. È talmente alto che quando passa di fianco ai bidoni della spazzatura deve piegare la testa per non sbattere contro il ramo di un albero del cortile.

Si gira a guardarmi.

Sono rimasta a bocca aperta e tengo le mani sul petto, dove credo si trovi il cuore.

Il ragazzo sorride e mi volta le spalle.

Bella figura, Betty, brava!

In qualche modo riesco a tornare sul pianeta Terra e mi avvio barcollando verso l’aula di Arte. Propino alla professoressa Simms la solita scusa dell’autobus in ritardo e raggiungo Kat, che sta facendo qualcosa di disgustoso con dei ciuffi di capelli umani. Bea non c’è.

«Il figlio della Simms lavora da un parrucchiere» spiega Kat con espressione disgustata, distribuendo dei capelli biondi su un grumo di colla vinilica. Le sue unghie perfettamente curate e smaltate sistemano i capelli a forma di cuore sulla colla. «L’idea è farci sperimentare la fragilità del corpo umano.»

Mi lascio cadere nel posto di fronte a quello di Kat. «Sembra più che tu ti stia esercitando per diventare un serial killer» dico. «Lascia perdere i capelli, Kat, guardami» aggiungo, indicandomi il viso con tutti e due gli indici. «Ti sembro diversa?»

Lei mi osserva attentamente, arricciando il naso. «Vuoi sapere se si vede che ora hai quindici anni?»

«No. Ma grazie per essertelo ricordata.»

«Sei rossa in viso perché la Pollard ti ha fatto la ramanzina davanti a quel fico del ragazzo nuovo? Vi ho visto dalla finestra.»

«No, Kat, sono rossa in viso perché qualcuno mi ha appena fatto esplodere il cuore e credo di essermi innamorata.»

«Sapevo che tra te e la Pollard c’era qualcosa, con tutto il tempo che passi nel suo ufficio all’ora di pranzo e dopo la scuola…»

«Quelle si chiamano punizioni.»

«Scherzavo, Betty» fa Kat ridacchiando. «Ti piace quello nuovo. Non mi sorprende. Gli do almeno un otto e mezzo. È davvero fichissimo.» Scompare per un attimo sotto il banco. «E anche questo è fichissimo!» esclama, riemergendo con un enorme palloncino. «Tanti auguri, Betty! Guarda, Ih-Oh e Winnie the Pooh che abbracciano Tigro. Tu sei Tigro, io sono Ih-Oh e Bea è Winnie the Pooh.»

Mi lego il palloncino a una ciocca di capelli e rimaniamo a guardare mentre si solleva in aria.

«Forte, ti fa volare i capelli.»

«Grazie mille, Kat.» Ci scambiamo un sorriso imbarazzato. Siamo tornate amiche da poco, perciò questo palloncino ha un significato speciale. Alla nostra prima lezione di Arte mi sono offerta di posare come modella e mi sono esibita in una serie di pose sceme. Bea e Kat sono state le uniche a ridere, anche se le mie pose erano davvero divertenti. Sono stata messa in punizione, ma ne è valsa la pena, perché da allora noi tre siamo inseparabili.

Non poteva succedere in un momento migliore. Le mie due cosiddette migliori amiche, Charlie e Amber, mi avevano appena abbandonato. All’inizio del quadrimestre Charlie era andata a vivere da suo padre a Manchester, e i genitori di Amber l’avevano mandata in una scuola privata per “darle maggiori opportunità”, o forse solo per allontanarla da me.

«Kat, ho bisogno del tuo aiuto» dico mentre tiro giù il palloncino.

Lei mette da parte il pastrocchio di capelli e assume un’espressione seria. «Dimmi tutto.»

«Allora, c’è questo nuovo ragazzo, Toby. Sembra un vampiro sexy». Kat annuisce. Sa di cosa parlo, lo ha visto anche lei. «Mi fissava come se volesse divorarmi.»

Solleva le sopracciglia, allarmata. «Sia chiaro: io voglio che lui mi divori.»

«Ma, Betty, tu non hai mai baciato nessuno… né avuto un ragazzo. Non so se sei pronta per essere divorata.»

«Non ho mai voluto baciare nessuno in passato, ma ora credo di volerlo.»

Kat batte le mani tutta eccitata. Finalmente io e lei possiamo parlare di ragazzi… È una delle cose che le riescono meglio. «Credo che Bea gli stia facendo fare il giro della scuola» dice. «L’hanno chiamata in presidenza.»

«Bene, almeno per la prossima ora lui è al sicuro» commento. A differenza di me che, come ha fatto notare Kat, sono single, la mia amica Bea ha il ragazzo.

Ma sono preoccupata comunque. «Presto Pearl Harris e Jess Cobb lo vedranno e si butteranno su di lui. È l’unico ragazzo che mi sia piaciuto in tutta la vita, non posso permettere a Pearl di fregarmelo. In più, l’ho visto prima io.»

«Non credo che la regola del “l’ho visto prima io” sia valida con i ragazzi» osserva la mia amica. Si mette a frugare tra i capelli sul banco. «Indovina chi sono?» chiede, tenendosi un ciuffo di capelli sul mento. «Oooh, mi piaciii, Toby…»

«Sei me con la barba?»

«Indovinato!»

Per il resto della lezione ci divertiamo un sacco a creare di tutto con i capelli.

Bea ci raggiunge mentre usciamo dall’aula. «Il ragazzo nuovo è proprio...

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Name: Reed Wilderman

Birthday: 1992-06-14

Address: 998 Estell Village, Lake Oscarberg, SD 48713-6877

Phone: +21813267449721

Job: Technology Engineer

Hobby: Swimming, Do it yourself, Beekeeping, Lapidary, Cosplaying, Hiking, Graffiti

Introduction: My name is Reed Wilderman, I am a faithful, bright, lucky, adventurous, lively, rich, vast person who loves writing and wants to share my knowledge and understanding with you.